La forma della città viene definita in epoca romana dal tracciato della Via Postumia, che qui attraversava l’Adige in corrispondenza della sua ansa. Durante l’epoca romana la città fu cinta da mura in pietra sulle quali si aprivano porte monumentali ancora oggi parzialmente visibili come Porta Borsari e Porta Leoni.
Dopo la metà del XIII secolo furono costruite più a sud della cortina romana alte mura dette “di Ezzelino” che, con il governo dei signori Della Scala si estesero disegnando il profilo che ancora connota la città.
A Cangrande I si deve la monumentale cinta muraria ancora oggi visibile sulle colline e realizzata dopo il 1324. Tra il XV ed il XVI secolo Verona diviene per la Repubblica di Venezia una città di confine assumendo un ruolo decisivo per l’intero dominio di terra della Serenissima. In quegli anni avvenne una totale revisione del sistema difensivo seguendo le esigenze di una difesa “alla moderna” teorizzate già dalla seconda metà del XV secolo. I lavori di aggiornamento delle Mura iniziarono attorno al 1520. Il nuovo sistema difensivo prevedeva uno spessore murario maggiore in grado di assorbire i colpi delle artiglierie nemiche, costituito da muri in laterizio “a scarpa” spessi fino a 4 metri, costruiti in aderenza alla precedente cinta medievale di Cangrande I con retrostanti terrapieni profondi più di 15 m.
Nuove porte cittadine, rondelle, bastioni e fossati completarono una cinta muraria di quasi 10 chilometri di lunghezza, predisponendo una zona piana al di fuori delle Mura dell’ampiezza di circa un miglio, dove fu vietata la costruzione di edifici e qualsiasi piantagione, chiamata dai veronesi appunto “Spianà”. L’opera di distruzione dell’esercito francese di Napoleone Bonaparte di inizio Ottocento cancellò i bastioni veneziani alla destra dell’Adige lasciando solo qualche frammento e i terrapieni attuali.
Verona attraverso le proprie cortine murarie racconta ogni epoca storica delle quali rimane qualche elemento a testimonianza degli eventi che hanno riguardato la storia europea degli ultimi 2000 anni.
Verona Città Murata età romana roman age

ETA ROMANA

FONDAZIONI CELTICA E MURA ROMANE
Verona Città Murata
La prima fase della costruzione delle mura stabilisce la vera forma urbis della città dove l’impronta a scacchiera di strade poste a reticolo, secondo consuetudine nell'urbanistica romana, si lega e interagisce alla costruzione del grande recinto, per quadrum compaginata come nei secoli successivi verrà definita nel Versus de Verona.
La giacitura della città, posta secondo un orientamento astronomico, si lega con il tracciato della Via Postumia e con la peculiarità di essere ultima città a nord delle foreste che allora coprivano la Pianura Padana.
La città nasce così incastrata in un’ansa dell’Adige e sotto il colle di San Pietro, lì dove già da secoli si poteva attraversare il fiume e rimanere protetti sulla cima delle alture circostanti.
Le mura romane del I secolo a.C. che semplicemente chiudevano l’ansa dell’Adige a sud dei colli, iniziarono quindi a costruire la città definendola nella sua espansione e dimensione in parallelo all'esistenza del fiume, altro protagonista indispensabile della vicenda urbana.
Verona conseguì, grazie alla Lex Roscia voluta da Caio Giulio Cesare, il titolo di Municipium romano e la cittadinanza romana per i suoi cittadini nel 49 a.C. Successivamente alla fondazione della nuova città alla destra del fiume Adige, si diede avvio alla costruzione di gradi opere di sbancamento verso l’intera collina di San Pietro dove, senza ombra di dubbio, fu creato uno dei più bei fondali scenografici che una città romana potesse mostrare a quel tempo. L’ottima posizione geografica, vera origine della scelta del sito, divenne crocevia tra la Via Postumia, la Via Gallica e la Via Claudia-Augusta, garantendo alla città un florido sviluppo economico ed urbano, e saturando in pochi decenni la superficie all'interno della cerchia muraria romana. Entro la metà del I secolo d. C., o poco oltre, Verona viene presto a connotarsi di quella rilevanza architettonica e decorativa che ne farà la città più ricca di monumenti della Regio X Venetia et Histria. Al Teatro e all'Odeon incastonati nel colle di San Pietro si aggiunse ben presto la grande mole dell’Anfiteatro che, per la rilevante dimensione fu costretto al di fuori del recinto difensivo delle mura. Tuttavia, la transizione dalla prima cinta muraria alla seconda sancì un vero e proprio nuovo capitolo. Secondo l’iscrizione custodita sul fregio di Porta Borsari, una nova fabricata fu portata a termine tra il 3 aprile e il 4 dicembre del 265 d. C. per volere dell’imperatore Gallieno sotto la pressione delle scorrerie dei popoli germanici. Si era quindi proceduto ad edificare una nuova cortina muraria, non solo ripristinando quella esistente tardo-repubblicana, ma rinnovando ed ampliando il tracciato fino ad includere l’Arena.
Le mura costruite in questa seconda fase, in soli otto mesi, dimostrano ancora oggi, nei rari tratti rimasti, una stratificazione caotica di materiali imposta dalla ristrettezza dei tempi e forse anche dei fondi a disposizione.
Questa seconda cinta muraria ricalca il percorso della prima sopravanzandola di una decina di metri.
Lo schema segnala, accanto alla struttura delle due porte, la presenza di cunei difensivi interposti tra le due cinte dove la grande mole dell’Arena fu collegata alle mura e forse utilizzata come baluardo difensivo.
Il periodo della caduta dell’Impero Romano d’Occidente vide la città contesa e soggetta a devastazioni, nonostante questo la città e le mura non persero la loro straordinaria importanza fino a divenire prima capitale del regno ostrogoto di Teodorico.
Verona Città Murata
GAIO VALERIO CATULLO
Gaio Valerio Catullo, nacque a Verona attorno all’84 a.C., appartenente allaGens Valeria, fu un importante poeta della letteratura latina del 1° secolo a.C. Noto per l’intensa attività culturale nella Roma del tempo e per la raffinata forza espressiva della propria scrittura, morì a soli trent'anni. Cantore dell’amore in tutte le sue forme, da quello sensuale per Lesbia a quello fraterno per il fratello deceduto, Catullo si trasferì giovanissimo a Roma dove fece parte di numerosi cenacoli intellettuali sempre in contrasto con il potere politico. Da Roma spesso sentì la necessità di allontanarsi fuggendo dagli intrighi e dalle delusioni amorose per trascorrere del tempo nella residenza di famiglia a Sirmione, sul lago di Garda, luogo celebrato per la sua bellezza ma anche perché sua terra di origine.
Verona Città Murata
GIULIO CESARE
La figura di Caio Giulio Cesare, politico e condottiero romano, è fortemente legata alla storia di Verona. L’area del La-go di Garda, per il clima mite e le bellezze naturali, fu per Cesare luogo di riposo invernale durante le campagne militari in Gallia grazie anche all’accertato legame di amicizia con la Gens Valeria e quindi con il padre del poeta Catullo. Non è da escludere l’intervento economico e politico diretto di Cesare negli avvenimenti che portarono Verona in quel peri-odo a divenire il maggiore centro dell’Italia nord-orientale. La Lex Roscia del 49 a.C., voluta dallo stesso Cesare estese la cittadinanza romana alle popolazioni della Pianura Padana e le loro città divennero Municipi romani. Il progetto complessivo messo a punto per l’organizzazione urbana della Verona romana divenne punto focale della vicenda legata a questo protagonista. Studi recenti hanno messo in luce la possibilità della presenza dello stesso Vitruvio, ingegnere militare, al servizio di Cesare, ipotizzando quindi, dati “i suoi interessi qui e i rapporti con gli abitanti di questa regione”, l’influenza dello stesso nel rendere Verona anche luogo di residenza per i propri migliori veterani.
Verona Città Murata età romana roman age

ETA MEDIEVALE

FORTIFICAZIONI TARDO ROMANE E BARBARICHE
Verona Città Murata Hisory Medieval Age Storia Età Medievale
Teodorico, ancora oggi chiamato fuori dell’Italia “di Verona”, fin dall'inizio del proprio governo si occupò della rinascita e dell’abbellimento della città dove amò spesso soggiornare. Le cronache del tempo, tra i quali l’Anonimo Valesiano, riferiscono come Teodorico “costruì a Verona terme e palazzi e aggiunse un portico alla porta del palazzo; rinnovò l’acquedotto che da molto tempo era caduto in rovina e vi fece ripassare l’acqua; circondò la città di nuove mura” per renderla degna capitale del suo regno. Verona confermò, ancor di più in questo periodo, la propria preminenza come presidio militare, una condizione che rimane ben chiara praticamente fino alla fine del secolo scorso. Conclusasi l’era di Teodorico, Verona fu occupata dai Bizantini e successivamente a lungo dai Longobardi che della città fecero capitale e sede ducale. Alla caduta dell’ultima resistenza dei Longobardi di Adelchi nel 774, proprio a Verona, i Franchi di Carlo Magno attribuirono nuovamente grande valore al sito divenendo da quel momento punto di riferimento in Italia per tutti gli imperatori del Sacro Romano Impero. Durante tutto il Medioevo in città soggiornarono Papi e Imperatori al fine di dirimere le controversie della lunga lotta per la Investiture, facilitati dalla presenza di alcune importanti abbazie, tra tutte quella di San Zeno, e dell’antichissimo centro culturale rappresentato dal Capitolo e dallo Scriptorium della Curia cittadina,oggi Biblioteca Capitolare tra le più antiche d’Europa. Nel periodo compreso tra XI e XII secolo vengono a costituirsi i cosiddetti muri novi, posti a valle delle ormai inutilizzabili mura romano-barbariche. Questa nuova linea difensiva, forse realizzata su un tracciato già di epoca romana costituito dallo scavo di quel che già probabilmente la natura aveva creato nel tempo, costituisce un canale di collegamento tra i lati est ed ovest dell’ansa del fiume proprio al limite di una zona di esondazione ancora oggi percepibile nei dislivelli della città in prossimità di Castelvecchio. In questo modo il cosiddetto Adigetto funge da vallo al di fuori delle nuove mura che prima Ezzelino da Romano e successivamente il Comune e la signoria scaligera rinforzeranno e svilupperanno nel tempo. Ai limiti di questa nuova cinta medievale a ovest il Castello di San Martino in Aquaro, oggi noto come Castelvecchio, e a est la Torre della Paglia, distrutta da un’esplosione nel 1624. Le continue e successive opere di ampliamento e ristrutturazione di questa alta cortina muraria, ancora oggi praticamente intatta, stabiliscono un nuovo parametro di qualità costruttiva che segnalerà una rinnovata ricchezza della città, conforme anche ad un alto livello delle tecniche edificatorie che verrà mantenuto da quel momento per tutti i secoli a venire. L’uso del laterizio assieme alla pietra, sia essa il ciottolo di fiume o la pietra a spacco, dimostrano l’esistenza sul territorio di raffinate conoscenze medievali e un interesse per le opere che va oltre la semplice funzione ad esse demandata, ponendo le Mura oltre l’ambito della semplice edilizia e ben dentro quellodell’architettura.
Verona Città Murata CIVITAS VERONENSIS DEPICTA
CIVITAS VERONENSIS DEPICTA
L’iconografia rateriana, o Civitas Veronensis Depicta, costituisce una delle più antiche raffigurazioni di Verona. Il dise-gno descrive la città, tra il IX e il X secolo, attraversata dall’Adige, con una selezione dei suoi monumenti principali, tra cui l’Arena, Ponte Pietra e le mura che la cingono.
PALAZZO DELLA RAGIONE
PALAZZO DELLA RAGIONE
Palazzo della Ragione e Torre Lamberti, testimonianze dell’architettura civile in età comunale. Palazzo della Ragione è un edificio a pianta quadrangolare con cortile interno, in origine presentava quattro torri angolari difensive, di cui oggi ne rimangono soltanto due. Il Palazzo, edificato nel XII secolo, costituisce un raro esempio di architettura civile romani-ca. La facciata su piazza delle Erbe è decorata con forme neoclassiche dovute ai restauri ottocenteschi, mentre le altre mostrano i corsi alterni di pietra e laterizio caratteristici del Romanico Veronese.
Verona Città Murata Età Medievale Medieval Age

ETA SCALIGERA

MURA DELLA SIGNORIA DELLA SCALA
Verona Città Murata Età Scaligera Scaliger Age
Alle soglie dell’avvento della signoria scaligera, Verona si presenta come una città murata, segnata dalla presenza di torri e fortilizi, all'interno della quale i palazzi pubblici e quelli delle famiglie più nobili e ricche si sono dotati di ulteriori torri che assieme ai campanili delle chiese, nel loro insieme, donano un’immagine fortemente connotata dalla presenza di architetture verticali, compatte in un centro urbano che aveva ancora le dimensioni di quello romano del II secolo d.C.
L’avvento degli Scaligeri aprì un nuovo capitolo nella storia della città in cui proprio per far fronte all'espansione urbana fu realizzato un nuovo straordinario recinto murario, tale da spostare il limite della città di oltre 500 metri rispetto al precedente.
Già alla fine del 1200 Alberto I della Scala realizzò una serie di opere di ampliamento e rafforzamento delle mura. Ma fu all'inizio del secolo successivo che l’opera di Can Francesco della Scala, più noto come Cangrande, il più celebre tra signori di Verona, trovò compimento nelle nuove mura, destinate a contenere lo sviluppo urbano della città che avrebbe dovuto, secondo i piani, divenire capitale di quel Regno d'Italia, a guida dei Della Scala, fortemente voluto dall'Imperatore Enrico VII di Lussemburgo.
Così rileggendo l’iscrizione presente a Castelvecchio è possibile comprendere come nel 1325, il Magnificus Dominus Canis Grandis de la Scala abbia portato a termine la costruzione delle nuove mura, che con i loro nove chilometri di lunghezza fecero divenire Verona uno dei sistemi fortificati più grandi d’Europa.
Le mura ancora oggi si estendono dalla destra dell’Adige, in prossimità di San Zeno, per arrivare alla Torre della Santissima Trinità, nei pressi dell’attuale Ponte San Francesco, mentre alla sinistra del fiume esse vanno ad includere l’intero crinale delle colline a nord-est della città, disegnando così quell'inedito e straordinario profilo che ancora la connota in modo inconfondibile.
L’intervento scaligero porta così ad assorbire in forma conclusa di città tutti gli antichi quartieri extraurbani, come quello di San Zeno, trasformando radicalmente la presenza urbana nel territorio e conferendo realmente a Verona una nuova immagine e forma che dureranno sostanzialmente immutate per i successivi cinquecento anni.
Alla città, capitale di un grande stato che comprendeva i territori di Treviso, Belluno, Padova, Vicenza, Mantova, Parma fino a Lucca e Carrara, si doveva quindi conferire un’immagine che risultasse degna sia del suo ruolo nella geopolitica medievale, sia del prestigio del suo signore nobilis vir Canis vicarius, Capitano Generale degli eserciti ghibellini e Vicario Imperiale.
La prematura morte di Cangrande avvenuta per avvelenamento nel luglio del 1329, oltre a segnare la fine delle aspirazioni ghibelline in Italia stabilì il lento ridimensionamento del potere dei Della Scala. Per la prima volta, sotto la tirannide di Alberto II, Verona vede edificare al suo interno un sistema concepito non a difesa la città ma contro di essa, a protezione della tirannide. Gli ultimi Della Scala si rifugiarono nel Castelvecchio che da opera di difesa militare divenne maniero fortificato e che oggi ospita alcune collezioni cittadine dopo il restauro ad opera da Carlo Scarpa del 1964.
Nel 1387, l’arrivo di Gian Galeazzo Visconti segnò la fine della Signoria cittadina facendo perdere a Verona la sua indipendenza sotto un prepotente controllo milanese. La perversa struttura militare concepita contro la città venne a potenziarsi attraverso ulteriori castelli posti sulle alture e una roccaforte messa a punto nel cuore stesso di Verona, la cosiddetta Cittadella.


Verona Città Murata Casagrande della Scala
CANGRANDE DELLA SCALA
Can Francesco della Scala, noto come Cangrande I della Scala, fu il più famoso e importante Signore di Verona. Guidò la città assieme al fratello Alberto dal 1308 al 1311 e poi da solo fino alla sua prematura morte nel 1329. Durante go-verno di Cangrande la città visse una rapida espansione e un ampliamento della cinta muraria ereditata dall’età comunale. Sostenitore di parte ghibellina fu ricompensato con l’appoggio degli imperatori del Sacro Romano Impero che fecero Cangrande loro Vicario in molte città. Alla fine della sua vita l’estensione dei domini veronesi attraversava il Nord Italia da Belluno a Parma, facendone uno dei più grandi stati italiani del tempo. L’autopsia eseguita sul corpo di Cangrande nel 2004 ha evidenziato segni di avvelenamento da digitalis confermando che la morte a soli 38 anni non fu dovuta al destino quanto alla volontà della parte guelfa di eliminare un condottiero straordinario e un politico destinato a ulteriori successi. Uomo di lettere e raffinato umanista ospitò a Verona, tra i tanti, anche Dante per quasi un decennio, periodo durante il quale il Poeta terminò, proprio a Verona, la Divina Commedia scrivendo qui il Paradiso. L’originale statua equestre di Cangrande I fu posizionata da Carlo Scarpa al centro del percorso espositivo del Museo di Castelvecchio.
Verona Città Murata Mastino II della Scala
MASTINO II DELLA SCALA
Alla morte di Cangrande I della Scala, Mastino II e suo fratello Alberto II governarono Verona, anche se in realtà il po-tere fu totalmente nelle sue mani fino al 1351, anno della sua morte.
Mastino II proseguendo l’opera del suo predecessore condusse la Signoria in una politica espansionistica che in pochi anni logorò la città invece di arricchirla. Contro di lui si allearono tutti gli stati d’Italia costringendolo nonostante una strenua resistenza e dopo una serie di scontri sfortunati ad una pace con la quale il territorio della Signoria si ridusse alle sole Verona e Vicenza.
Uomo violento e temerario, inaugurò con suo figlio un periodo buio per il governo della città. Rimane noto per aver ucciso personalmente e pubblicamente lo zio Bartolomeo, Vescovo di Verona. L’originale della sua straordinaria statua equestre, oggi posizionata all’interno della Torre dell’Orologio, completa il percorso di ronda di Castelvecchio.
Verona Città Murata Totte Tower
TORRE
Il paesaggio del sistema difensivo veronese è in larga parte caratterizzato dalla presenza di torri ( o “torri scusate”) lungo quei tratti che restano ben conservati della cinta medievale nei pressi della Arena e lungo il cammino di Cangrande. La torre rompi tratta scandisce ritmicamente l’estensione del perimetro fortificato; la sua altezza e la distanza dalle altre torri sono strettamente dipendenti dal tipo di armi e artiglieria che vi erano installate. In generale la torre costituisce un modesto avancorpo che consente di difendere al meglio la cortina muraria attraverso delle feritoie laterali. La posizione soprelevata rispetto alla quota delle mura offre non solo una migliore visuale rispetto al territorio, ma permette di focalizzare in un punto preciso aspetti sia dimensionali che connessi alla comunicazione. La torre, posta in comunicazione con le altre torri, ha infatti il compito di riferire cosa succede nelle immediate vicinanze. La gran parte delle torri della città è stata modificata durante il restauro e ammodernamento delle mura del 1839. Adibendole in alcuni casi a deposito e comunque rinnovandone gli ambienti, queste sono state cimate, suddivise in più piani e poste in comunicazione con il modificato cammino di ronda.
Verona Città Murata Cammino di Casagrande Casagrande Path
CAMMINO DI CANGRANDE
Sotto la signoria di Can Francesco della Scala, detto Cangrande I, in parallelo all’espansione del dominio veronese nel nord Italia e in previsione di un conseguente aumento demografico le fortificazioni si espansero sia nella parte meridio-nale che settentrionale della città. L’opera venne realizzata dal 1321 al 1325 anche grazie all’opera del maestro Calzaro. Oggi lungo il crinale collinare a nord della città è possibile osservarne una parte, chiamata Cammino di Cangrande. Questo consiste in un tratto di mura merlate rafforzate ad intervalli regolari da torri e percorse da un camminamento per tutta la lunghezza. Le mura, in laterizio e pietra, raggiungono uno spessore massimo di 2 metri e sono caratterizzate nella parte esterna da una profonda scarpata scavata nella roccia della collina.
Verona Città Murata Età Scaligera Scaliger Age

ETA VENEZIANA

FORTIFICAZIONI VENEZIANE
Verona Città Murata Età Veneziana Venetian Age
Nel 1402 Gian Galeazzo Visconti morì, lasciando Verona in un susseguirsi di burrascose vicende che videro il tentativo di ritorno dei Della Scala ed una successiva dominazione carrarese cessata nel 1405 con l’arrivo dei veneziani.
Fu proprio la dominazione di Venezia a condurre la città verso un nuovo destino, più defilato politicamente ma ancor più importante dal punto di vista militare, in quanto si trovò nuovamente ad essere città di frontiera, questa volta tra la Repubblica veneziana, l’Impero tedesco e la Lombardia in mano francese. Dal 1406 al 1409 la Serenissima procedette al ripristino della cinta muraria scaligera e al completamento del Castel San Felice, opera lasciata incompiuta dai Visconti. Tuttavia, il controllo veneziano fu interrotto all'inizio del XVI secolo quando le potenze europee e il Papato, coalizzate contro la Serenissima nella Lega di Cambrai, inflissero a Venezia la rovinosa sconfitta di Agnadello che determinò tra l’altro la caduta di Verona. A questa prima decade del XVI secolo e alla lunga permanenza delle truppe imperiali spagnole in città sono da ricondurre, oltre a molti toponimi cittadini, gli inizi di una stagione durante la quale il corpo urbano della città ha avuto la sostanziale definizione che oggi conosciamo. Nel 1517 i veneziani tornarono in possesso della città, inaugurando una revisione totale del sistema difensivo cambiandone completamente i principi stessi dell’intero assetto. Verona diviene per la Repubblica di Venezia una città baluardo assumendo un ruolo decisivo per l’intero assetto del territorio veneto.
Con l’avvento in guerra delle artiglierie fin dalla metà del XV° secolo, Venezia procedette a modificare la struttura del sistema difensivo attraverso l’introduzione prima di bastioni circolari come quello delle Boccare secondo una concezione cara a Francesco di Giorgio Martini, poi poligonali secondo i più aggiornati studi di balistica messi a punto nelle esperienze dei fratelli Antonio e Giuliano da Sangallo. Verona già tra il 1525 e il 1526 vide la presenza di Pierfrancesco da Viterbo chiamato da Francesco Maria della Rovere, Capitano Generale dei Veneziani, a realizzare uno dei “Puntoni” del Castello San Felice e soprattutto il Bastione delle Maddalene, prima opera integralmente realizzata “alla moderna” della nuova cinta muraria veronese nel 1527. Il Bastione delle Maddalene, rilevato e preso a riferimento anche da Antonio da Sangallo e dal Vasari, risulta quindi essere pietra miliare di fondamentale importanza per la storia di questo tipo di fortificazioni rinascimentali.
Il 28 ottobre 1530 Michele San Micheli, architetto veronese da poco rientrato in Veneto dopo un lungo soggiorno a Orvieto e Roma, ricevette l’incarico di sovrintendere alla costruzione delle nuove Mura di Verona secondo i principi del Rinascimento. San Micheli mantenne l’incarico per quasi trent'anni fino alla sua morte,arricchendo la propria città di Mura e Porte tali da poter essere ritenute uniche nella storia dell’architettura. I progetti di San Micheli costituiscono un punto imprescindibile nell'evoluzione culturale e sociale della città,stabilendo un importante esempio di rapporto tra vita civile e necessità militari, condizione che San Micheli estende a tutti i suoi progetti, che dislocati anche in molte parti del Mediterraneo, dimostrano non solo straordinarie conoscenze tecniche ma anche estrema sensibilità al valore architettonico e urbano delle opere militari.
Le mura, in parte ancora presenti nel loro stato originario nonostante le demolizioni napoleoniche, e soprattutto le Porte, segnano non solo un progresso della storia dell’architettura in relazione al continuo dialogo con l’antico ma anche, per la città, una vera e propria nuova configurazione urbanistica. Il significato dell’opera di San Micheli non sta quindi solo nel contenuto linguistico delle sue eccezionali architetture, ma soprattutto nel fatto che attraverso la grande lungimiranza apportata dagli interventi la città delineata da San Micheli riscopre la sua specifica e orgogliosa peculiarità di contenitore di memorie romane, realtà unica nel panorama della Repubblica di Venezia. Quindi attraverso la realizzazione dei bassi e possenti bastioni poligonali in sostituzione delle alte mura merlate medievali di Cangrande e del Calzaro e la predisposizione delle spianate di un miglio all'esterno delle mura vengono di fatto modificati la topografia territoriale e l’immagine della città che muta totalmente il suo rapporto con lo spazio esterno imponendosi nel paesaggio come una solida fortezza dal carattere unitario. La costruzione delle opere di fortificazione della città proseguì anche in seguito alla morte di Michele San Micheli. Alla direzione dei lavori andranno a susseguirsi il nipote Giangirolamo, il Malacreda e il Brugnoli; fino ad arrivare all'efficiente struttura difensiva che riuscì a salvaguardare la città per duecento anni.
Verona Città Murata Miglio
MIGLIO
La Battaglia di Agnadello, combattuta nel 1509 tra le forze della Lega di Cambrai e la Repubblica di Venezia, vede soccombere i veneziani che perdono il loro intero dominio sulla terraferma. Otto anni dopo nel 1517 Venezia recupera la sua egemonia su Verona e vi sviluppa una serie di fortificazioni secondo il sistema ba-stionato per renderla in grado di rispondere alle moderne tecniche della guerra di artiglieria. A Sud Est e a Sud Ovest queste viene realizzata una spianata di un miglio veneziano di larghezza intorno alla città in modo da eliminare ogni tipo di ostacolo (vegetazione, edificato, fossati ecc.) che ostruisse la vista dei difensori e permettesse la protezione degli attaccanti.
Verona Città Murata Porta
PORTA
Se l’opera militare realizzata dalla Serenissima si concretizza prevalentemente nell’aver definito e consolida-to l’immagine della cinta magistrale attraverso l’edificazione di un sistema difensivo alla moderna, provvisto di numerose innovazioni tecnologiche, è senza dubbio nella realizzazione delle porte monumentali che que-sta opera edificatoria trova il suo più elevato livello stilistico e formale. Le porte devono esprimere la magnificenza di Verona come espressione di una realtà veneta e della Repubblica di Venezia, esaltando le qualità intellettuali, economiche e stilistiche e, allo stesso tempo, fornendo quell’immagine austera e severa che si confà ad una porta militare, un luogo di accesso che deve apparire, all’evenienza, inaccessibile.
Le porte monumentali, caratterizzate da una doppia faccia, quella del fronte rivolto verso la campagna e quella rivolta verso la città e gli edifici, si diversificano per dimensione e aspetto in relazione alle funzioni che ospitano e alle diverse vie di accesso sulle quali sono poste. Oltre agli ambienti strettamente connessi con la difesa vi si possono trovare magazzini, celle e ambienti funzionali al servizio doganale.
Verona Città Murata Rondella
RONDELLA
Il termine rondella identifica una tipologia di torre bassa e circolare, caratterizzata da murature di notevole spessore e solitamente posta in posizione angolare. Si tratta di una tipologia architettonica che precede il bastione, era infatti usata nel 1400 per la sua maggiore resistenza ai colpi di cannone al confronto con le torri snelle a pianta quadrata o circolare di epoca medievale. Sulla sommità era possibile brandeggiare l’artiglieria lungo un ampio angolo di tiro. Nella cinta muraria di Verona si trova la Rondella delle Boccare realizzata dal 1522 al 1525 nell’opera di ammodernamento della cinta Scaligera e ristrutturata nel 1840 dagli austriaci. Il muro perimetrale presenta uno spessore medio di circa 8-10 metri e un profilo prima a scarpa, fino alla cordonatura, poi verticale compreso il parapetto. Al suo interno trova spazio l'ampia casamatta a corona circolare caratterizzata da una amplissima volta a sviluppo planimetrico circolare.
Verona Città Murata Bastione
BASTIONE
Il bastione è un’opera fortificata costituita da un terrapieno contenuto all’interno di un perimetro poligonale di spesse muraglie di sostegno in laterizio. Nel sistema architettonico militare venne inventato, a partire dalla fine del XV secolo, per rinforzare la difesa di due cortine angolate. Lungo la cinta muraria di Verona si trova-no 10 bastioni poligonali tra i quali spicca per peculiarità storica quello delle Maddalene in quanto primo tra quelli realizzati e anticipatorio nella storia dell’architettura di molte altre soluzioni simili realizzate negli anni successivi in tutto il mondo.
Verona Città Murata Bastione delle Maddalene
BASTIONE DELLE MADDALENE
L’opera è stata realizzata per volere della Serenissima Repubblica di Venezia attorno al 1527 nell’ambito di un più ampio progetto di ammodernamento della cortina muraria nei pressi di Porta Vescovo. A lungo attri-buito a Michele Sanmicheli, è oggi con certezza ascrivibile all’attività di Pier Francesco da Viterbo, che l’avrebbe realizzato seguendo precedenti esperienze e alcune disposizioni di Francesco Maria della Rovere. Il bastione si sviluppa su un tracciato pentagonale, in cui il muro di rivestimento è a scarpa, realizzato in laterizio e pietra. Il monumento è caratterizzato inoltre dalla presenza di una galleria di contromina e rappresenta il primo bastione edificato nella piazzaforte di Verona.
Verona Città Murata Michele Sanmicheli
MICHELE SANMICHELI
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Verona Città Murata Pier Francesco Fiorenzuoli
PIER FRANCESCO FIORENZUOLI
Pier Francesco Fiorenzuoli, nato a Viterbo da una famiglia nobile, dopo una prima istruzione letteraria, di-venne militare di carriera raggiungendo il titolo di colonnello. Esperto ingegnere e militare unendo le due e-sperienze eseguì fortificazioni a Civita Castellana, dove ricopriva la carica di Capitano Generale. Postosi sotto il comando di Francesco Maria della Rovere acquisì notevole fama di ingegnere militare. La sua notorietà gli valse l’affido, da parte del Pontefice, della Sovraintendenza delle Fortezze dello Stato della Chiesa. Lavorando per tutta la Penisola si confrontò con i maggiori esperti dell'epoca, tra cui Antonio da Sangallo e Michele Sanmicheli. Negli anni della riconquista della terraferma, la Repubblica di Venezia si adoperò con grande dispendio di risorse per apportare modifiche e ammodernamenti alle fortificazioni del suo territorio. Proprio in questo ambito venne realizzato su suo disegno il Bastione delle Maddalene a rinforzo del tratto orientale delle mura veronesi.
Verona Città Murata Età Veneziana Venetian Age

ETA AUSTRIACA

FORTIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI AUSTRIACHE
Verona Città Murata Età Austriaca Austrian Age
Con la costruzione della monumentale cinta muraria “alla moderna”, Verona passa da una dimensione medievale a quella di una città del pieno Rinascimento e, di conseguenza, è coinvolta in uno straordinario rinnovamento artistico e culturale.
Verona rimase indenne al dilagare della guerra dei Trent'anni durante la prima metà del XVII secolo ed avvenne lo stesso quando le truppe imperiali guidate da Eugenio di Savoia si scontrarono contro i francesi per conquistare Milano. Per tutto il XVIII secolo le fortificazioni veronesi entrarono in una fase di abbandono data anche la considerazione che per Venezia fosse preponderante solo il pericolo da Levante e dall'Impero Ottomano.
La Serenissima non aggiornò né migliorò le difese veronesi e all'arrivo degli eserciti rivoluzionari di Napoleone in Veneto Venezia dovette abbandonare Verona al suo destino, che alla fine fu quello di tutta la Serenissima. L'arrivo delle truppe francesi segnò l'inizio di una nuova fase per la città e per le mura, una fase violenta di confische, furti e uccisioni che culminò nelle Pasque Veronesi, quando nell'aprile del 1797 la popolazione veronese e le rimanenti truppe veneziane tentarono la liberazione della città, che durò solo pochi giorni, condannandola poi ad ulteriori e ancor più pesanti devastazioni.
Il Trattato di Luneville del 1801, tra Francia e Impero Austriaco, stabiliva la divisione di Verona in due parti, una in destra Adige in mano francese e l’altra in mano austriaca, predisponendo quella diversità urbana che ancora oggi è presente tra Verona e la sua “Veronetta”.
Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, l’Austria tornò in possesso di Verona. La città spogliata delle proprie mura demolite e delle ricchezze depredate dalle truppe napoleoniche, accolse gli austriaci come liberatori.
Verona però risultava ora sguarnita delle proprie difese e attraverso il celebre architetto veronese Bartolomeo Giuliari chiese all'Arciduca Ferdinando la ricostruzione delle fortificazioni rinascimentali.
Ma la cinta muraria avrebbe dovuto attenersi ai moderni criteri difensivi, più utili alle nuove tecniche della guerra di movimento imposte proprio da Napoleone e poiché Verona aveva acquisito nuovamente un’importanza strategica e militare come perno fondamentale del futuro Quadrilatero austriaco assieme a Mantova, Legnago e Peschiera, presto iniziarono grandi lavori di ammodernamento.
Nel 1833 l’ingegnere e architetto del Genio Militare austriaco Franz von Scholl fu incaricato di progettare il completo ripristino delle fortificazioni veronesi e il loro sviluppo secondo i nuovi dettami. La cinta veneziana non venne demolita ma conservata, rafforzata e integrata di nuovi elementi. Così la forma urbis di Verona rimase quella inconfondibile dei cinque secoli precedenti. Ai piedi dei terrapieni rimasti dopo la demolizione dei bastioni veneziani voluta dai francesi furono realizzati bassi muri “alla Carnot” per garantire la difesa di punto di grandi reparti di fucilieri, mentre la linea di difesa dell’artiglieria fu spostata ben oltre la linea delle Mura e costituita da anelli di fortezze a distanze regolari e posizionate secondo l’orografia del terreno e le vie di accesso alla città.
La piazzaforte di Verona fu protagonista di tutte le tre Guerre d’Indipendenza, fornendo rifugio e assistenza alle truppe austriache. Ritenuta una città inespugnabile fu fatto comunque un tentativo di assedio durante la Prima Guerra di Indipendenza nel maggio 1848, culminato nella Battaglia di Santa Lucia che vide la sconfitta dell’esercito piemontese.Nel 1866 l'Austria, pur vittoriosa contro l’esercito del nuovo Regno d’Italia, lasciò Verona e solo dopo una trattativa che vide la mediazione francese si arrivò all'unificazione del Veneto con il resto d’Italia.
Verona Città Murata Età Austriaca Austrian Age Caponiere
CAPONIERA
Tra le trasformazioni e gli ammodernamenti austriaci l’inserimento delle caponiere a difesa dei cammina-menti lungo i perimetri fortificati costituisce una delle principali modifiche al paesaggio delle fortezze veronesi. Le caponiere accolgono l’artiglieria leggera e creano un sistema continuo con le batterie e le altre casematte. Le complesse geometrie che determinavano lo sviluppo poligonale dei bastioni nell’epoca rinascimentale trovano qui un ancor più complesso sistema di orientamenti che riguardano l’eliminazione di angoli morti nei confronti della fanteria. Le postazioni casamattate per fuciliere e artiglierie sporgono dai muri a scarpa di fortezze e bastioni presentando il rivestimento in conci di pietra poligonali che qualifica tutto l’intervento austriaco.
Verona Città Murata Età Austriaca Austrian Age Batteria di Scarpa
BATTERIA DI SCARPA
La Batteria di Scarpa, opera dell’architetto tedesco Franz von Scholl, è sita nel tratto collinare delle mura di Cangrande, realizzata durante la riqualificazione ottocentesca, ad integrazione delle precedenti opere difen-sive scaligere e venete. La Batteria, posta al fianco della più alta torre Scaligera, riprende la forma circolare delle rondelle veneziane, ma il sistema difensivo è rinnovato in base al principio della difesa attiva, con un’uscita per evitare i ritorni offensivi. L’architettura si compone di una casamatta semicircolare, una polve-riera, postazioni per i fucilieri e per l’artiglieria, una scalinata che collega il piano stradale al fossato e una galleria di contromina che si snoda lungo tutto il perimetro circolare. In questo, come in molti altri siti del pe-rimetro fortificato, è evidente come il processo di stratificazione delle tecnologie costruttive offra a Verona un paesaggio unico di architetture militari tra loro connesse. I linguaggi stilistici che connettono le torri alle rondelle e alle batterie permettono di comprendere quali sviluppi abbiano riguardato l’arte della guerra e della difesa, permettendo così di collocare ciascuna porzione di edificato all’interno di un processo storico che riguarda, più in generale, la storia dei sistemi di difesa occidentali.
Verona Città Murata Età Austriaca Austrian Age Franz Von Scholl
FRANZ VON SCHOLL
Ufficiale e ingegnere esperto in fortificazioni, Franz von Scholl è considerato uno dei principali esponenti della scuola di architettura militare austriaca. Nel 1833 era direttore dell’Imperiale Regio Ufficio delle Fortificazioni a Verona a cui venne affidato la riconfigurazione delle fortificazioni esistenti e la costruzione di nuove opere difensive per la città. Con particolare intelligenza e preparazione tecnica ripensò la cinta magistrale veronese restaurando le opere scaligere e veneziane più significative e adattandole alle rinnovate esigenze belliche dell'epoca. Verona venne trasformata in una inespugnabile piazzaforte di manovra e di deposito per l’armata imperiale. Gli eventi delle tre Guerre di Indipendenza italiane dimostrarono la validità della sua opera. Alla sua morte nel 1838 trovò sepoltura nella parte austriaca del Cimitero Monumentale di Verona dove ancora oggi si può ammirare il suo sarcofago monolitico in pietra di Verona.
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VERONA OGGI

VERONA OGGI
Il 30 Novembre del 2000, la XXIV Assemblea Plenaria del World Heritage Committee (W.H.C.) iscrive Verona nella World Heritage List (W.H.L) con la denominazione “City of Verona” (Città di Verona) e la seguente motivazione:“La storica città di Verona, fondata nel I secolo a.C., ha conosciuto periodi d’espansione nel XIII e XIV secolo sotto il dominio della famiglia degli Scaligeri e dal XV al XVII secolo sotto la Repubblica di Venezia. Costituisce, inoltre, un'eccezionale esempio di piazzaforte. Verona ha conservato un notevole numero di monumenti antichi, di epoca medioevale e del Rinascimento. È una città di cultura e di arte”.
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